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Convegni e Seminari 2010
Social Housing: Micro e Macro

Mercoledì 29 Settembre ore 11,00
Galleria dell'Architettura

Nell’ambito delle più recenti sperimentazioni sul tema del social housing, due diversi tipi di approccio vengono messi a confronto, evidenziando differenze ed analogie nello sviluppo di uno dei nodi cruciali della progettazione contemporanea: la strategia dell’high density dello studio olandese MVRDV, che comprimendo il tessuto urbano crea inedite situazioni spaziali e relazionali, e quella dell’italiano Cino Zucchi, in cui l’idea di abitare viene declinata a partire da modelli a densità medio-bassa.

Relatori

Fulvio Irace Leggi

Fulvio Irace

Architetto e Docente di Storia dell'architettura, Politecnico di Milano
Nota biografica
Professore Ordinario di “Storia dell’Architettura” presso il Politecnico di Milano dove occupa la cattedra di Storia dell’Architettura Contemporanea presso la Facoltà di Architettura Civile e la Facoltà di Design, Visiting Professor presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, membro del Collegio dei Docenti del corso di Dottorato in “Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica” del Politecnico di Torino.
Fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Vico Magistretti ed è nel board of trustees della Fondazione Piano.
Nel 2008-2009 è stato membro della giuria del Mies Van Der Rohe European Prize.
Dal 2005 al 2009 è stato membro del Comitato Scientifico della Triennale di Milano e curatore del settore Architettura e Territorio.
Tra i fondatori dell’associazione nazionale AAI ( Archivi di Architettura Italia) è tra i promotori della sezione “Architettura e Design” del CASVA ( Centro Alti Studi e Valorizzazione delle Arti) del Comune di Milano.
Redattore per l’architettura di “Domus” e “Abitare”, ha collaborato con le principali riviste di settore nazionali e internazionali, ricevendo nel 2005 il premio Inarch Bruno Zevi alla critica d’architettura. Dal 1986 è opinionista d’architettura per il supplemento domenicale de “Il Sole 24 Ore”.
Attento alle problematiche storiografiche dell'architettura italiana tra le due guerre, cui ha dedicato l'impegno di diverse mostre e libri, in tempi più recenti, il suo studio si è concentrato sull’architettura italiana contemporanea e sulla figura di Renzo Piano, oggetto di numerose monografie e di un’importante mostra alla Triennale di Milano.
Nel campo della critica e della metodologia storica è autore di: “Dimenticare Vitruvio”, 2001 e 2008; “Le città visibili: Renzo Piano” 2006; “Divina Proporzione”, 2007; “Gio Ponti.”, 2009.
Numerose le mostre di architettura da lui curate.

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Cino Zucchi Leggi

Cino Zucchi

Architetto

Nota biografica
Nato a Milano nel 1955, ha conseguito il B.S.A.D. presso l’M.I.T. nel 1978 e la Laurea in Architettura presso il Politecnico di Milano nel 1979, dove è attualmente Professore Ordinario di Progettazione Architettonica e Urbana. Ha insegnato in numerosi seminari di progettazione e teoria urbana ed è stato “visiting professor” presso la Syracuse University e presso l'ETH di Zurigo. E' autore dei libri L'architettura dei cortili milanesi 1535-1706, Asnago e Vender. Architetture e progetti 1925-1970, e ha curato il volume Bau-Kunst-Bau. Ha partecipato all'organizzazione e all'allestimento della XV, XVI, XVIII e XIX Triennale di Milano, e il suo lavoro è stato esposto alla 6°,8° e 12° Biennale di Venezia.
Insieme allo studio Cino Zucchi Architetti ha progettato e realizzato edifici residenziali, commerciali, industriali, uffici, musei, spazi pubblici, master plan e recuperi urbani di aree industriali e storiche. Il progetto per il ridisegno dell’area dismessa della ex-Junghans a Venezia ha conseguito una menzione all’European Union Prize for Contemporary Architecture - Mies van der Rohe Award 2001, alla Medaglia d’oro all’architettura Italiana 1995-2003 and 2004-2006 e il Premio Piranesi 2001, il Premio di Architettura “Comune di Venezia” 2005 e l’ECOLA Award 2008 nella categoria “Black Bread Architecture”. Tra i principali lavori in corso un master plan per l’area di Keski Pasila a Helsinki, il progetto di residenze ed uffici per l’ex area Alfa Romeo-Portello a Milano, la ristrutturazione e l’ampliamento del Museo dell’Automobile di Torino, gli Headquarters della ditta Salewa a Bolzano, gli edifici residenziali del complesso Trilogia Navile a Bologna, il nuovo centro direzionale Lavazza a Torino e la valorizzazione del lungolago di Como. I progetti dello studio sono stati pubblicati su libri e riviste internazionali.


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Jacob van Rijs Leggi

Jacob van Rijs

Architetto, MVRDV Architects (NL)
Nota biografica
Amsterdam, 1964, è uno dei co-fondatori e co-direttori dello studio MVRDV. Nel 1990 si laurea con lode in Architettura presso il Politecnico di Delft.
Attualmente, Jacob van Rijs lavora a una vasta serie di progetti, tra cui l’Olympiakwartier ad Almere (Paesi Bassi), l’Eco-City a Logroño (Spagna). Si sta anche occupando della progettazione di importanti complessi residenziali che comprendono diverse migliaia di appartamenti in India e Corea del Sud. In passato si è occupato del complesso residenziale ad alta densità TEDA a Tianjin, dove si alternano edifici alti ed edifici bassi. Inoltre, in quest’area è stato possibile fare spazio alle tipologie abitative tipiche cinesi, sostenendo così lo stile di vita locale.
Al momento sta lavorando alla Casa della Cultura e del Movimento, un centro culturale di Frederiksberg (Danimarca) che è stato recentemente annunciato come il vincitore di un concorso. L’edificio rappresenterà un nuovo modello che racchiude in sé un centro sociale, un centro fieristico, un parco giochi, un parco e un centro benessere. Il suo scopo è quello di promuovere  uno stile di vita sano ed attivo tra la popolazione di Frederiksberg.
Le opere dello studio MVRDV/Jacob van Rijs sono state pubblicate ed esposte in tutto il mondo e hanno ricevuto numerosi premi a livello internazionale. Le monografie FARMAX (1998) e KM3 (2005) illustrano il lavoro dello studio di Rotterdam.
Fra i progetti curati dallo studio MVRDV ricordiamo: il padiglione dei Paesi Bassi alla fiera World Expo 2000 di Hannover, l’innovativo centro direzionale Flight Forum di Eindhoven, il centro culturale Matsudai e il centro commerciale Gyre in Giappone, il complesso Mirador di Madrid, il complesso Silodam e l’Hotel Lloyd ad Amsterdam.
Jacob van Rijs tiene regolarmente dei corsi presso scuole e istituzioni in tutto il mondo (come, per esempio, il Politecnico di Delft, l’Accademia dell'Architettura di Amsterdam, l’Accademia dell'Architettura di Rotterdam, la AA di Londra, la Cooper Union di New York, la Rice University in Texas, la TN Probe di Tokyo e le università di Madrid e Barcellona).

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Video interviste

Fulvio Irace
Jacob van Rijs
Cino Zucchi

Comunicato stampa "La città, la più amata dagli italiani"

A Cersaie un dibattito inedito tra l'architetto italiano Cino Zucchi e il collega olandese Jacob Van Rijs, pionieri del social housing. Due diversi approcci, una comune "visione" sulle profonde trasformazioni sociali che hanno mutato radicalmente il modo di intendere gli spazi abitativi

 

 

Luogo “privato” per antonomasia, contrapposto allo spazio pubblico, alla “pubblica piazza”, anche la casa sta vivendo, negli ultimi anni, profonde trasformazioni. Un cambiamento che ha toccato l’abitazione come concetto, prima ancora che come edificio. Con ovvie conseguenze dal punto di vista dell’approccio dell’architettura moderna al tema dell’edilizia abitativa. Se ne è dibattuto a Cersaie, nell’ambito di un confronto inedito tra l’architetto italiano Cino Zucchi e Jacob Van Rijs, architetto a sua volta e membro del prestigioso studio olandese Mvrdv. A fare da moderatore, offrendo un ulteriore contributo alla discussione, il professor Fulvio Irace, architetto e docente al Polidesign, il Consorzio del Politecnico di Milano nato con l’obiettivo di fornire risposte innovative in termini di progetti e proposte in un contesto tecnologico, produttivo e professionale in continua evoluzione. L’incontro “Social housing: micro e macro” si è tenuto ieri, mercoledì 29 ottobre, alla Galleria dell’Architettura. Un confronto che ha visto contrapporsi due visioni del mondo, due modi di concepire quella che è l’ultima grande frontiera dell’edilizia abitativa, il social housing, dove il dogma di luogo privato in quanto distinto dal luogo pubblico, di sfera privata quale contrapposta alla sfera pubblica – riprendendo la celebre metafora di habermasiana memoria – diventa più sfumato e, in ultima istanza, obsoleto.  

 

Da una parte Van Rijs, cofondatore dello studio Mvrdv e padre di opere grandiose, nei Paesi Bassi e in Spagna, nonché di imponenti complessi residenziali in India e Corea del Sud, che ha illustrato il proprio approccio high density, in grado, da un lato, di recuperare le tipologie abitative tradizionali, in un rapporto con il passato e con la tradizione mai negato o messo in secondo piano; dall’altro, una “visione” che consente di offrire risposte d’avanguardia in contesti ad elevata densità di popolazione, riducendo al minimo indispensabile il consumo di suolo.  

 

Totalmente opposto, come si usa tra grandi maestri, l’atteggiamento di Zucchi. Docente di Progettazione architettonica e urbana, autore di edifici residenziali, commerciali, industriali, uffici, musei, spazi pubblici, Zucchi si è distinto anche per il proprio talento nel mettere nero su bianco master plan per il recupero di aree industriali e storiche. Un abitare basato su un’idea di densità medio-bassa, partendo anche dall’evidenza per cui immense porzioni di costruito, attualmente e ancor di più in futuro, meritano di essere valorizzate, riqualificate, re-indirizzate verso nuovi usi più in linea con i moderni stili di vita.

 

“Gli italiani – ha detto Zucchi – in particolare, restano affezionati alle città, è il luogo dove ancora preferiscono e scelgono di vivere, sia per i servizi e la dimensione che vi ritrovano, sia per la struttura che rappresenta”. Punto d’incontro tra queste due “visioni”, il social housing, e quella che ne è la più felice declinazione, il co-housing. Già diffusissimo in Nord-Europa, il co-housing ridisegna profondamente il concetto di abitazione, aumentando in modo considerevole gli spazi e i servizi collettivi: non solo portici o cortili, ma vere e proprie porzioni di edificio che diventano il fulcro della casa dei “cohousers”, dai locali di servizio a quelli per le feste o in cui dedicarsi agli hobby, dalla sala giochi dei bambini alle camere da letto per gli ospiti, addirittura la cucina. Un concetto innovativo che segue a importanti trasformazioni sociali, dal modo stesso di intendere la famiglia alla rinnovata attenzione alla sostenibilità ambientale, anche considerati i vantaggi economici che inevitabilmente derivano dalla condivisione di spazi e servizi. Anche la stessa edilizia sociale – nata per rispondere alla domanda di edilizia abitativa da parte degli strati più svantaggiati della popolazione – viene così a trasformarsi in edilizia “socievole”.  

 

Tra diversi approcci e prospettive, resta tuttavia una certezza: in un mondo in cui le nostre case saranno qualche cosa di diverso dal passato, in un mondo in cui, ad esempio, chi viaggia per lavoro, per turismo, chi vive un’esperienza di studio ma anche chi vuole farsi una famiglia, potrà disporre di nuove “case socievoli”, ci sarà sempre più bisogno di architettura, di professionisti dell’abitare disposti a misurarsi con queste nuove esigenze e offrendo di conseguenza risposte concrete e all’altezza delle aspettative.

 

 

Ufficio Stampa Cersaie – 30 settembre 2010 - pressoffice@cersaie.it

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