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Convegni e Seminari 2010
Lasciar Tracce

Mercoledì 29 Settembre ore 14,00
Galleria dell'Architettura

Lasciar tracce è una caratteristica dell’agire umano sulla terra, condizione necessaria per la permanenza di una memoria personale o collettiva, sia essa gradita oppure no. Introdotto da Fulvio Irace, l’incontro tra il filosofo Maurizio Ferraris – autore di “Documentalità” – e l’architetto ticinese Mario Botta parte da tale constatazione per dare vita ad un confronto tra due punti di vista differenti: lo sguardo del decifratore e quello del creatore di tracce. Ferraris e Botta si confronteranno sui temi della storia, della memoria e sui comportamenti dell’uomo nei luoghi dove abita, il cui paesaggio è appunto testimonianza della presenza di innumerevoli tracce.
La questione è resa tanto più intrigante quanto più sembra essere diffusa la convinzione di trovarsi all’interno di una cultura sostanzialmente immateriale: la perdita della scrittura – o la sua trasformazione attraverso l’informatica, gli sms, etc. –, la diminuita importanza della presenza fisica nell’era di internet e il relativo costante slittamento tra realtà ed immagine virtuale hanno contribuito infatti a creare la convinzione che ci troviamo in una società in cui “tutto ciò che è solido svanisce nell’aria”.
Eppure, come dimostra Ferraris, l’uomo non può vivere al di fuori di un contesto di segni e di iscrizioni che caratterizzano la dimensione del contratto sociale, ed analogamente Botta è da sempre convinto che l’architettura sia una perentoria forma di iscrizione del comportamento sociale nell’ambiente fisico, e che di conseguenza essa non possa rinunciare alla fisicità ed alla materialità del suo linguaggio di pietra.

Relatori

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Fulvio Irace

Architetto e Docente di storia dell’architettura, Politecnico di Milano
Nota biografica
Professore Ordinario di “Storia dell’Architettura” presso il Politecnico di Milano dove occupa la cattedra di Storia dell’Architettura Contemporanea presso la Facoltà di Architettura Civile e la Facoltà di Design, Visiting Professor presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio, membro del Collegio dei Docenti del corso di Dottorato in “Storia dell’Architettura e dell’Urbanistica” del Politecnico di Torino.
Fa parte del Comitato Scientifico della Fondazione Vico Magistretti ed è nel board of trustees della Fondazione Piano.
Nel 2008-2009 è stato membro della giuria del Mies Van Der Rohe European Prize.
Dal 2005 al 2009 è stato membro del Comitato Scientifico della Triennale di Milano e curatore del settore Architettura e Territorio.
Tra i fondatori dell’associazione nazionale AAI ( Archivi di Architettura Italia) è tra i promotori della sezione “Architettura e Design” del CASVA ( Centro Alti Studi e Valorizzazione delle Arti) del Comune di Milano.
Redattore per l’architettura di “Domus” e “Abitare”, ha collaborato con le principali riviste di settore nazionali e internazionali, ricevendo nel 2005 il premio Inarch Bruno Zevi alla critica d’architettura. Dal 1986 è opinionista d’architettura per il supplemento domenicale de “Il Sole 24 Ore”.
Attento alle problematiche storiografiche dell'architettura italiana tra le due guerre, cui ha dedicato l'impegno di diverse mostre e libri, in tempi più recenti, il suo studio si è concentrato sull’architettura italiana contemporanea e sulla figura di Renzo Piano, oggetto di numerose monografie e di un’importante mostra alla Triennale di Milano.
Nel campo della critica e della metodologia storica è autore di: “Dimenticare Vitruvio”, 2001 e 2008; “Le città visibili: Renzo Piano” 2006; “Divina Proporzione”, 2007; “Gio Ponti.”, 2009.
Numerose le mostre di architettura da lui curate.

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Mario Botta

Architetto
Nota biografica
Nato il 1 aprile 1943 a Mendrisio, Ticino. Dopo un periodo d’apprendistato a Lugano, frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all'Istituto Universitario d'Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Durante il periodo trascorso a Venezia, ha occasione di incontrare e lavorare per Le Corbusier e Louis I. Kahn. Nel 1970 apre il proprio studio a Lugano e, da allora, svolge un'importante attività didattica, tenendo conferenze, seminari e corsi presso scuole d'architettura in Europa, in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina. Nel 1976 è nominato professore invitato presso il Politecnico di Losanna e nel 1987 presso la Yale school of Architecture a New Haven, USA. Dal 1983 è nominato professore titolare delle Scuole Politecniche Svizzere, dal 1982 al 1987 è stato membro della Commissione Federale Svizzera delle Belle Arti.
Dalle case unifamiliari in Canton Ticino il suo lavoro ha abbracciato tutte le tipologie edilizie: scuole, banche, edifici amministrativi, biblioteche, musei ed edifici del sacro.
Nel corso degli ultimi anni si è impegnato come ideatore e fondatore della nuova Accademia di architettura di Mendrisio, dove tuttora insegna e dove ha ricoperto l’incarico di direttore per l’anno accademico 2002/03.
Il suo lavoro è stato premiato con importanti riconoscimenti internazionali (tra i quali il Merit Award for Excellence in Design by the AIA per il MOMA, museo d'arte moderna a San Francisco) e numerose sono le mostre dedicate alla sua ricerca.
Tra le sue opere meritano di essere ricordate: il teatro e casa per la cultura a Chambéry (Francia); la mediateca a Villeurbanne (Francia); il MOMA museo d’arte moderna a San Francisco (USA); la cattedrale della resurrezione a Evry (Francia); il museo Jean Tinguely a Basilea (Svizzera); la sinagoga Cymbalista e centro dell’eredità ebraica a Tel Aviv (Israele); la biblioteca municipale a Dortmund (Germania); il centro Dürrenmatt a Neuchâtel (Svizzera); il MART museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Italia); la torre Kyobo e il museo Leeum a Seoul (Corea del Sud); gli edifici amministrativi della Tata Consultancy Services a Nuova Delhi e Hyderabad (India); il museo e biblioteca Fondation Bodmer, Cologny (Svizzera); la chiesa Papa Giovanni XXIII a Seriate (Italia); la ristrutturazione del Teatro alla Scala di Milano (Italia); la chiesa del Santo Volto, Torino (Italia); il centro benessere Tschuggen Berg Oase, Arosa (Svizzera); la cantina Château Faugères a Saint Emilion (Francia) e il museo Bechtler a Charlotte (USA).

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Maurizio Ferraris

Filosofo
Nota biografica
E'professore ordinario di Filososofia teoretica nella Università di Torino, dove dirige il LabOnt (Laboratorio di ontologia). È direttore della “Rivista di Estetica”, condirettore di “Critique” ed editorialista di “La Repubblica”. Directeur d’études al Collège International de Philosophie, Fellow della Italian Academy for Advanced Studies in America e della Alexander von Humboldt Stiftung, visiting professor alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi e in altre università europee e americane, ha scritto più di quaranta libri tradotti in varie lingue, tra cui Storia dell’ermeneutica (1988), Estetica razionale (1997), Dove sei? Ontologia del telefonino (2005, Premio filosofico Castiglioncello) e Documentalità. Perché è necessario lasciar tracce (2009). Alla sua carriera è stato conferito nel 2008 il Premio Filosofico “Viaggio a Siracusa”, ed è in uscita in settembre da Bompiani Ricostruire la decostruzione.

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