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Women at work: LE ARCHITETTRICI - Photogallery

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CERSAIE, 27 settembre - 1 ottobre 2021

Elisabetta Trezzani

Ultima di 3 sorelle – la piccola di casa - Elisabetta Trezzani è Il ritratto  perfetto dei talenti di provincia: è nata nella capitale  dell’operosa Brianza, Cantù, e vive tra Parigi e Genova, in giro per il mondo. Secondo l’oroscopo del Toro, i nati il 23 aprile hanno bisogno di lavorare in una grande azienda, in un ambiente molto riconosciuto  per poter sviluppare le loro qualità: un copione che Elisabetta conosce bene essendo uno degli elementi di punta del RPBW .

Da Cantù a Parigi la strada è lunga, ma veloce: dopo la laurea al Politecnico di Milano, su suggerimento del suo relatore di tesi, va a lavorare nello studio di Mario Cucinella, appena uscito dal RPBW a sua volta. Una sede prestigiosa e ben augurale, la Maison Planeix di Le Corbusier, è il trampolino di lancio di un balzo sorprendente: due anni impegnativi per affinare la sua propensione tecnica e imparare il francese. Come sempre la fortuna aiuta gli audaci: manda un cv allo studio Piano a Genova e 1 aprile 1998 riceve una telefonata da Mark Carrol. Non è un pesce d’aprile ma una proposta di lavoro: da allora sono passati 22 anni di una carriera tutta in discesa, prima come associato, poi come partner e ora membro del Board.

La vita, dice, riserva sempre sorprese: partita per Parigi per un week end, è diventata la sua seconda patria, punto di arrivo e di partenza per tanti prestigiosi cantieri in giro per il mondo. 

Melania Mazzucco

Patricia Viel

Pugno di ferro in guanto d’acciaio, Patricia Viel – nome d’arte Chica su copyright familiare – è, con il suo partner Antonio Citterio, alla guida di una factory del progetto ai primi posti nel box office degli studi d’architettura e di design.
Non ricorda quando ha deciso di essere architetto; ricorda però di aver sempre disegnato e costruito cose, casette, oggetti.
Cresciuta fra un fratello grande e uno piccolo, non ha mai giocato con le bambole. Della prima giovinezza ricorda l’infaticabile attivismo della madre che amava cambiare casa ogni 5 anni e l’incoraggiamento del padre per la tecnica. In una famiglia dove i figli erano genericamente “i bambini”, ha sviluppato l’attitudine a lavorare con gli altri, a rispettare una creatività collettiva e a tollerare di non essere il protagonista di una coppia creativa.

Nonostante il genere e la piccola taglia si è però sempre sentita un capo. Ha cominciato a lavorare a 24 anni con un già famoso Antonio Citterio. Partendo dal basso, ha avviato con tenacia la scalata ai vertici: gettandosi subito nella mischia di lavori impegnativi, senza protezione.
Ne ha tratto l’insegnamento che è impossibile eseguire perfettamente qualcosa che non sia perfettamente progettato.
Dal 2001 è a capo con Citterio dello studio di via Cerva, da cui continuano a uscire progetti per tutto il mondo, da ovest ad est.

Benedetta Tagliabue

Nasce a Milano, studia architettura a Venezia dove si laurea con una tesi su Central Park a New York. Trova però America in Spagn con il primo premio al concorso Bienal Jovenes di Barcellona, città fatale per la sua vita e per la sua carriera. Qui conosce infatti Enric Miralles cui si associa per fondare lo studio EMBT Arquitectes Associats.
Benedetta Tagliabue è il volto pulito degli italiani di successo .Rappresentante di una generazione spigliata, curiosa, vitale: impegnata nella professione, ma non disposta a rinunciare al mondo degli affetti che per lei coincidono con la famiglia e con gli amici. “Mi piace - dice - avere la casa piena di gente. Da noi c’è sempre qualcuno in più a tavola, qualcuno a cui fare il letto, a cui preparare la colazione la mattina.”
Con Miralles formano una coppia strepitosa che per dieci anni porta avanti progetti complessi e intriganti come il Parlamento di Scozia ad Edimburgo, interrotti improvvisamente per la morte del marito. Una tragedia, mai dimenticata, ma risolta in un atto di volontà. Davanti al dilemma - tornare a casa dimenticando Barcellona o mettercela tutta e portare avanti i progetti già avviati – sceglie di rimanere “per completare - dice- quello che avevamo iniziato".
Fortunatamente, visto che oggi il suo lavoro è stato riconosciuto in tutto il mondo con premi prestigiosi come RIBA Stirling Prize (per il Parlamento scozzese) e il Premio Ciudad de Barcellona per lo strepitoso Padiglione spagnolo a Shanghai 2010, che ha imposto all’attenzione di tutti l’originalità di uno stile sperimentale e sentimentale.

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